venerdì 24 giugno 2016

iperico ... leggende e uso

L'iperico ovvero il "cacciadiavoli"

La leggenda narra:
L'iperico (Hypericum perforatum) è detto anche erba di San Giovanni, perché anticamente chi si trovava per la strada nella notte della vigilia, quando le streghe si recavano a frotte verso il luogo del convegno annuale, se ne proteggeva infilandoselo sotto la camicia insieme con altre erbe, dall'aglio all'artemisia alla ru­ta. Il suo stretto legame con il Battista sarebbe testimoniato dai petali che, strofinati fra le dita, le macchiano di rosso perché contengono un succo detto per il suo colore «sangue di san Giovanni».
Ippocrate e Dioscoride sostenevano che il suo nome significava «al di sopra», ossia più forte delle apparizioni d'oltretomba, del mondo infero. Per questo motivo era soprannominato anche «cacciadiavoli».
Guariva i morsi dei serpenti, ma figurava anche fra i rimedi con­ sigliati contro gli attacchi di epilessia e le bruciature. Ancora oggi è usato contro le ustioni.
Una volta in molti Paesi europei coloro che danzavano nella notte di San Giovanni intorno al fuoco si cingevano le tempie con fronde di questa pianta. Poi, spenti i fuochi, le gettavano sui tetti delle case per preservarle dal fulmine.
Nel Medioevo veniva appeso alle finestre e sulle porte per impe­dire ai demoni di entrare nelle case. E quando nemmeno le preghie­re degli esorcisti erano riuscite a liberare una donna indemoniata, le si mettevano in seno alcune sue foglie e altre si sparpagliavano nella sua abitazione.
Era anche usato durante le crociate dai Cavalieri di San Giovanni di Gerusalemme per curare le ferite. In effetti, è una delle piante più efficaci nella medicazione delle ferite sanguinanti, e tutti i vecchi libri di medicina raccomandavano il balsamo ricavato dalle foglie e dai fiori macerati nell'olio e anche il vulnerario ottenuto dentro il vino.
Le foglie dell'Hypericum perforatum, osservate controluce, sono co­stellate di ghiandole translucide di essenza che sembrano tanti pic­coli fori trasparenti, simili a perforazioni, a ferite. Questa sua carat­teristica spinse i contadini della Vandea a sceglierlo come l'erba più adatta a simboleggiare il corpo del Cristo flagellato; sicché, come ri­ferisce Louis Charbonneau-Lassay, lo si soprannominò «erba della Flagellazione».
Un altro iperico, il tetraplerum, è invece utilizzato nei paesi anglo-sassoni per evitare malattie e malocchio, ma dev'essere trovato per caso e messo sotto l'ascella sinistra. Pare sia anche prezioso per cac­ciare i fantasmi dalle case inglesi. Una leggenda narra che in un pa­lazzo londinese del XVII secolo un fastidioso fantasma agitava i ten­daggi durante la notte. Dopo inutili tentativi di allontanarlo, il padrone di casa si rivolse esasperato non a un esorcista ma a un me­dico che era considerato anche un mago. Il saggio dottore pose sotto il cuscino del cliente un mazzetto del Hypericum tetrapterum, che eb­be la virtù di cacciare per sempre quella inquietante presenza.

Al di là delle leggende, prepariamo l'olio di iperico:
macerazione in olio d'oliva dei fiori d'iperico
  • raccogliere l'iperico fiorito (a giugno) e mettete in un barattolo tutti i fiori.
  • copriteli di olio d'oliva o se preferite olio di girasole o mandorle dolci (entrambe inodore)
  • chiudete il barattolo e mettetelo al sole durante il giorno e in un luogo asciutto durante la notte per circa un mese.
  • l'olio diventerà rosso
  • filtrate, conservate in bottiglie di vetro scuro e usate











filtrate l'olio

pronto da usare
Sarà sufficiente applicarlo ogni sera su viso e collo per poter constatare i primi risultati anti-rughe e anti-età. Oppure utilizzarlo al momento del bisogno in caso di piaghe, ulcere, scottature.
VEDRETE DOPO UNA SETTIMANA I PRIMI RISULTATI

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